La cataratta consiste nell’opacizzazione del cristallino, la lente naturale dell’occhio, situata subito dietro all’iride. Quando è trasparente, permette la focalizzazione delle immagini sulla retina. Se si opaca, le immagini a livello retinico saranno annebbiate, tanto più annebbiate quanto più è densa la cataratta. Il medico oculista, una volta accertata l’indicazione dell’intervento, effettua alcuni esami specialistici allo scopo di studiare nel modo più completo le strutture, le dimensioni e la morfologia oculare.

L’esame ultrasonografico permette l’identificazione e la misurazione delle strutture interne all’occhio: è particolarmente utile in presenza di cataratta matura, quando cioè il cristallino è talmente opaco da impedire la visualizzazione delle parti posteriori dell’occhio. L’ecobiometria consente di misurare con precisione la lunghezza del bulbo oculare: il medico può così calcolare il potere della lente intraoculare da impiantare durante l’intervento.

Normalmente in preparazione all’intervento di cataratta non vengono eseguiti esami generali (esami del sangue, ECG, RX torace), a meno per specifiche indicazioni legate al singolo caso (ad es. per un intervento in Anestesia Generale). L’anestesia generalmente impiegata è l’Anestesia Topica (cioè con l’instillazione di gocce anestetiche). Più raramente è necessario eseguire una Anestesia Locale con una puntura sulla palpebra e solo in casi eccezionali legati a caratteristiche particolari del paziente, l’Anestesia Generale.

L’intervento consiste nella rimozione della parte opacata del cristallino. La metodica più moderna di estrazione della cataratta è la facoemulsificazione. Con questa tecnica, attraverso un taglio molto piccolo, la parte opaca del cristallino viene frantumata e aspirata. L’involucro esterno del cristallino, la capsula, viene conservata a al suo interno viene posto un cristallino artificiale cioè la lente intraoculare il cui potere è stato scelto nel preoperatorio. E’ falso sostenere che la cataratta si può operare con il laser, anche se adesso un particolare tipo di laser può aiutare alcuni passaggi dell’intervento della cataratta. La tecnica è comunemente nota con FACS (Femto Assisted Cataract Surgery). Comunque i lavori usciti in letteratura non hanno evidenziato risultati diversi tra gli interventi eseguiti con il laser rispetto agli interventi eseguiti senza laser.

Dopo l’intervento il paziente torna in camera, e dopo un’ora circa gli viene consegnata la lettera di dimissione, la terapia e le istruzioni per il posto operatorio e può tornare a casa. Generalmente si esegue un primo controllo entro 48 ore dall’intervento e successivamente uno a distanza se necessita un cambio delle lenti.